Suona una campana e l’attenzione di tutti si sposta sulle sigaraie che escono dalla manifattura. Gli uomini si precipitano all’ingresso per ammirarle da vicino, le operaie si divertono a farsi corteggiare. Tra di loro c’è Carmen, una zingara bella e sensuale. Consapevole della sua avvenenza, canta una canzone piena di allusioni e fa capire di non credere nella costanza dell’amore. Don José non la bada. Lei si accorge della sua indifferenza e, per provocalo, gli lancia un fiore tra le risate generali. Scandalizzato da tanta sfacciataggine, ma allo stesso tempo turbato, l’uomo lo raccoglie e istintivamente lo nasconde sotto la giubba.
Ritorna Micaela. La giovane consegna a Don José una lettera e del denaro, oltre che un bacio, da parte della madre lontana. Lui si commuove e, quando Micaela se ne va, legge la lettera: la madre vorrebbe vederlo sposato proprio con quella brava ragazza. Si ripromette di seguire il consiglio e sta per gettare il fiore della zingara quando scoppia una rissa tra le sigaraie. Carmen ha ferito un’operaia con un coltello. Don José viene incaricato di arrestarla e condurla in prigione. Ma Carmen, con consumata abilità seduttiva, inizia a circuirlo: gli promette un incontro d’amore dandogli appuntamento alla taverna di Lillas Pastia, vicino alle mura di Siviglia. Ormai soggiogato, José cede: le scioglie i polsi, finge di ricevere uno strattone e cade. Carmen fugge.