La Traviata secondo De Ana in Arena con importanti debutti dal 27 giugno 2025

Debutto sold-out per l'allestimento del regista argentino con importanti esordi, tra cui Speranza Scappucci sul podio

Venerdì 27 giugno alle 21.30 va in scena il terzo titolo del 102° Opera Festival: sin dalla prima un cast di stelle sale sul palcoscenico dell’Arena

Un altro capolavoro di Verdi all’Opera Festival 2025. Dopo Nabucco e Aida, venerdì 27 giugno va in scena La Traviata nell’elegante allestimento di Hugo De Ana, che mancava in Arena da nove anni. Una Parigi belle époque rivive sull’immenso palcoscenico areniano con un cast di stelle internazionali: Angel Blue, al suo debutto assoluto in Arena, Galeano Salas e Amartuvshin Enkhbat. E sul podio Speranza Scappucci a dirigere Orchestra e Coro di Fondazione Arena per la prima volta in un’opera, dopo il Requiem verdiano nel 2021. Un altro weekend che si preannuncia sold-out.

 

Debutti e ritorni illustri anche nelle repliche del 5, 11, 19, 25 luglio e 2 agosto: Feola, Sierra, Scala, Korchak, Salsi e Tézier, e sul podio Ommassini.

 

La Traviata, nell’edizione creata da Hugo De Ana per il Festival 2011, Anniversario dell’Unità d’Italia, inizia come la fonte letteraria di Verdi: come nella Signora delle camelie, realmente esistita e raccontata da Alexandre Dumas figlio, si vede ciò che resta di Violetta, le ultime cose all’asta. Solo dopo, a ritroso, come in un sogno o un lungo flashback, conosciamo lei, il suo mondo, la sua storia. Le cornici vuote, colossali strutture finemente decorate di fine ‘800, prendono vita e si popolano di balli e feste. E se, per regia, costume e colpo d’occhio, la “fedeltà al libretto” è assicurata, gli elementi scenici sono anche altamente simbolici: specchi, arazzi e cornici inquadrano i diversi atti come opere d’arte, come una vicenda privata diventata mito. Quando il clamore pubblico tace e si spengono le luci, rimane lei, Violetta, al centro di tutto, nella sua parabola di amore e sacrificio.

 

«Un dramma intimo come quello di Traviata in uno spazio particolare come l’Arena, il palcoscenico più grande del mondo, è una sfida che offre mille possibilità ed altrettante difficoltà». Così Hugo De Ana presentava il proprio lavoro nel 2011. «Ho voluto ambientarla nella Parigi del 1890, periodo d’oro per il melodramma ma molto critico dal punto di vista sociale, che evidenzia la visione del dramma vissuta in prima persona da Verdi. Lo spettatore si troverà di fronte ad una pinacoteca smontata, […] uno spazio pieno e vuoto al tempo stesso, come la Parigi che si annida nel cuore di Violetta. Percorrerà l’opera il tema del ricordo. […] Violetta vince la morte con le sue stesse forze, è un personaggio eterno come l’amore è eterno, e la morte rappresenta solo l’immortalità dell’una e dell’altro».

 

L’opera oggi più rappresentata al mondo destò in realtà grande scandalo già al suo apparire a Venezia nel 1853: la storia d’amore e redenzione di una mantenuta era destinata a suscitare diffidenza e chiamare in causa il pubblico borghese, che si poteva riconoscere nel bel mondo che in scena lusinga e festeggia la protagonista per poi abbandonarla. Qualcosa di simile all’isolamento di Violetta e al giudizio borghese, Verdi lo conobbe a Busseto, dove, da tempo vedovo e già compositore di successo, tentò di iniziare una nuova vita convivendo con Giuseppina Strepponi. A vincere fu il senso di Verdi per il teatro: la storia di Alphonsine Plessis, trasformata in Marguerite da Dumas, sarebbe divenuta immortale con Violetta. Un successo costante, crescente, dall’opera al cinema, al mito. E anche in Arena, dove arrivò tardi (nel 1946) ma da allora collezionando 147 rappresentazioni, quinto titolo più frequente in Anfiteatro. Lo spettacolo di De Ana del 2011 sarebbe tornato nel 2013 e nel 2016, quindi in scena in questo 102° Festival.

 

Per la parte di Violetta, secondo una critica diventata leggenda, ci vorrebbero le doti vocali di tre soprani diversi, una per atto, a seguire l’evoluzione psicologica e musicale della protagonista: venerdì vi farà il suo atteso debutto in Arena il soprano statunitense Angel Blue per le prime tre recite, accanto al tenore messicano-americano Galeano Salas e al baritono Amartuvshin Enkhbat, già molto applaudito nel Nabucco inaugurale. Accanto a loro, apprezzati giovani ed esperti interpreti nelle parti di fianco: Sofia Koberidze è Flora, Francesca Maionchi Annina, Carlo Bosi il visconte Gastone, Gabriele Sagona il barone Douphol, Jan Antem il marchese d’Obigny, Giorgi Manoshvili il dottor Grenvil, gli esordienti Hidenori Inoue e Alessandro Caro, a cui si avvicenderanno nel corso delle repliche Matteo Macchioni, Nicolò Ceriani e Francesco Cuccia. Il Ballo areniano, coordinato da Gaetano Bouy Petrosino, animerà le feste dell’opera secondo le coreografie di Leda Lojodice, mentre l’Orchestra di Fondazione Arena e il Coro preparato da Roberto Gabbiani saranno diretti da Speranza Scappucci, che torna in Anfiteatro dopo la Messa da Requiem del 2021, per la prima volta sul podio di un’opera lirica.

 

Le repliche portano in scena alcuni dei più richiesti artisti di oggi: come Violetta Rosa Feola e Nadine Sierra, come Alfredo Enea Scala e Dmitry Korchak, come Germont Luca Salsi e Ludovic Tézier. Per le ultime due date, un avvicendamento anche sul podio, con il maestro Francesco Ommassini, con un passato veronese proprio tra le file dell’orchestra areniana.

 

I biglietti per tutte le date sono già in vendita su arena.it, sui canali social dell’Arena di Verona e su Ticketone. Speciali riduzioni sono riservate agli under 30 e agli over 65.

 

L’Arena di Verona Opera Festival 2025 conta sul sostegno di numerosi sponsor, in primis UniCredit, che vanta una longevità di collaborazione di oltre 25 anni, e poi Calzedonia, Pastificio Rana, Volkswagen Group Italia, DB Bahn, Forno Bonomi, Numia, RTL 102.5, Genny, che ha firmato le divise del personale adibito all’accoglienza del pubblico, e Müller, che sostiene i progetti di accessibilità dedicati alle persone con disabilità. Tra gli official partner marchi storici quali Veronafiere, Air Dolomiti, A4 Holding, Metinvest, SABA Italia, SDG Group, Sartori di Verona, Palazzo Maffei e Mantova Village. Così come Calvisius Arena Foyer, ManPower Group e Consorzio di Tutela dell’Aceto Balsamico Tradizionale di Modena DOP e Ferroli. Oltre a imprese, privati, ordini professionali che compongono la schiera della Membership 67 Colonne per l’Arena di Verona, fondata da Gianluca Rana dell’omonimo pastificio e da Sandro Veronesi, patron del Gruppo Oniverse, con il Gruppo Editoriale Athesis, media partner.

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